Alimentazione Odierna e Acidosi
Alimentazione Attuale e acidosi
L’osteoporosi
e la perdita di massa magra possono essere causate anche dal
consumo
troppo elevato di alimenti acidi, un’attività che riguarda moltissimo il
mondo del body building agonistico e non solo.
La carne, come del
resto anche il formaggio e i cereali, è un cibo ricco di fosforo, che
il corpo trasforma in acido fosforico.
Negli ultimi quarant’anni
l’assunzione di proteine produttrici di acido è aumentata del
50% nella
popolazione normale, e molto di più nei bodybuilder.
Pensate pure a
quanta carne avete mangiato, ma tranquillizzatevi subito.
Infatti il
problema non risiede nella carne in sé, visto che anche i nostri
antenati ne
mangiavano una enorme quantità e che ovviamente veniva
controbilanciata con
quantità altrettanto grandi di frutta e verdura,
cosa che invece ai nostri giorni nei
paesi industrializzati generalmente
tendiamo a non fare.
I bodybuilder per esempio utilizzano per lo più
il riso, oppure avena (una abitudine nata negli USA ma che si sta
diffondendo anche da noi), che sono dei cereali e quindi sempre acidi,
anche se il riso in certi casi puo’ avere una capacità basificatrice.
Per esempio, l’acidosi che deriva da 100 grammi di manzo potrà essere
compensata
da 125 grammi di cavolo o rapa, 800 grammi di piselli
freschi e 200 grammi di
cavolfiore; quantità molto alte, lontane dal
90% della dieta media occidentale, ma che
nella preistoria erano comuni,
visto che esistevano solo quei cibi e c’era poco da
scegliere. A
questo punto dovremmo chiederci se anche i liquidi troppo acidi possono
dare
problemi.
Se andiamo a ripercorrere la nostra storia evolutiva
scopriamo che gran parte
dell’evoluzione umana si è svolta attorno ai
laghi della Rift Valley, in
particolare nelle zone limitrofe al
Turkana.
Nelle vicinanze di queste acque sono stati ritrovati i fossili
di ben 6 tipi dei nostri antenati, tra cui l’Homo Ergaster che sarebbe
poi diventato negli anni l’Homo Sapiens, l’attuale e unica specie
umana.
I laghi della Rift Valley, specialmente il Turkana, sono molto
alcalini, con un pH di circa 9,5-9,7.
Ebbene, il Turkana è il lago
alcalino più grande del mondo, grazie ad un pH dell’acqua di circa
9,5-9,7, (tuttora potabile) ha permesso di evolverci per milioni di
anni. Un tempo immemorabile, che ha scolpito nei
nostri geni, e quindi
nella chimica del nostro organismo, la richiesta del nostro corpo
di
liquidi basici, in particolare l’acqua, per ottimizzare tutte le
funzioni corporee.
Tra l’altro anche altri laghi della Rift Valley sono
alcalini, come il Malawi (pH 8,2-
8,9) e il Tanganika (pH 8,0-9,0)
quindi non c’è possibilità di errore, anche perché il
pH più alto è
proprio in superficie (dove ovviamente ci si abbevera), perché
l’anidride carbonica presente tende ad essere eliminata dal
rimescolamento delle
acque.
Anche ai nostri giorni, la tribù degli
Hadzabe in Tanzania, una delle ultime
popolazioni di
cacciatori-raccoglitori rimaste nella Rift Valley (e anche nel mondo),
si disseta nel lago Eyasi, fortemente alcalino (9,4).
Niente vino o
birra che sono acidi, perché molti nostri progenitori pre-agricoltura
erano
nomadi, quindi raramente si accampavano in un singolo posto
abbastanza a lungo da permettere la fermentazione dei frutti o altre
parti di piante ricche di carboidrati in etanolo o acido acetico
(aceto).
Solo 10.000 anni fa (e in certe zone dell’Europa meno di
6.000 anni fa e in altre del
mondo addirittura mai) l’agricoltura ha
favorito la stanzialità e quindi l’uso di bevande alcoliche.
Un lasso
relativamente breve per incidere sul nostro DNA, e infatti in genere il
nostro
organismo reagisce molto male all’assunzione (a volte anche
moderata) di alcool.
Ne è prova schiacciante il fatto che, per esempio,
in Europa, circa un giovane su
quattro, di età compresa tra 15 e 29
anni, muore a causa dell’alcool, che rappresenta il
primo fattore di
rischio di invalidità, mortalità prematura e malattia cronica tra
i
giovani.
In Italia ogni anno un numero di persone compreso fra
17.000 e 42.000 muore per
cause alcol-correlate. In particolare sono
legate all’alcol il 30-50% delle morti per
incidente stradale.
Quasi
tutte le bevande, alcoliche e non, sono fortemente acide, e quindi se
si
utilizzano abitualmente o addirittura se ne abusa, come purtroppo
molte volte
succede, sommano la loro altissima acidità a quella del
cibo, peggiorando
ulteriormente la nostra situazione di equilibrio
acido-base.
Lo stesso discorso potremmo avanzarlo per il consumo dei
cereali da parte dell’uomo nella sua evoluzione. Il loro consumo ed
utilizzo nella storia nasce circa 10000 anni fa. Troppo pochi rispetto
ai milioni di anni in cui l’uomo è vissuto di sole verdure, radici,
germogli, frutta e bacche, carne e pesce, per poter pensare ad un
adattamento del nostro corpo nei processi di digestione dei cereali e
dei suoi derivati (esclusi i germogli che non hanno piu’ nulla a che
vedere con il cereale stesso).
Non vi siete mai chiesti come mai dopo
un piatto di verdure e pesce vi sentite leggeri e poche decine di
minuti dopo avete di nuovo fame, mentre con un piatto di pasta o di
cereale vi sentite sazi e appesantiti e spesso con la tipica sonnolenza
post prandiale?
Bene, bisogna considerare che un piatto di pesce
crudo con delle verdure crude si digerisce in circa 2 ore e i suoi
scarti vengono espulsi dall’organismo molto velocemente, anche solo dopo
12 ore con un’intestino ben funzionante. Un piatto di cereali il corpo
ci mette almeno 6-7 ore di digestione completa e gli scarti possono
rimanere nel corpo anche per 3-4 giorni, magari adesi alle pareti
intestinali. Per non parlare poi di tutti i cereali raffinati o dei vari
derivati come la pasta e il pane etc etc; queste sono forme colloidali
molto peggiori del cereale stesso da cui derivano. Pertanto pensare di
mangiare una pasta integrale non significa mangiare Sano, magari piu’
sano di una pasta industriale, ma non certamente Sano (con la S
maiuscola).
A questo punto, dopo quanto scritto, dovremmo pensare
anche alla definizione di “intolleranza”: intolleranza è l’incapacità di
un individuo o di un animale di sopportare una determinata cosa o
situazione. Non è forse quello che stiamo ottenendo, sempre in maggior
numero oggi, con il consumo spropositato anche di pane, pasta, cereali e
derivati? a discapito di frutta, verdura, bacche e radici che sono le
uniche sostanze alcalinizzanti.
Ricordiamo allora che il concetto di
veleno non può essere separato dal concetto di dose. In natura infatti
praticamente tutte le sostanze possono provocare un danno su un
organismo vivente, quello che permette di identificare una sostanza come
tossica è la dose a cui provoca effetti dannosi.
“E’ la dose che fa il veleno”
Paracelso